La "piccola" Saronno si è recentemente dimostrata più coraggiosa della vicina metropoli: la maggioranza consiliare saronnese ha approvato (salvo qualche pavida defezione) una mozione per l'istituzione del Registro del Testamento Biologico mentre il "Collegio dei Garanti" del Comune di Milano ha dichiarato in questi giorni "inammisibile .. in quanto la materia in oggetto non rientra nelle attribuzioni del Comune" la proposta di delibera popolare che mirava ad istituire il Registro anche nel capoluogo regionale.
Oggi abbiamo un'altra occasione per dimostrarci più coraggiosi, proprio mentre Milano rinuncia a conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, iscrivendo Saronno alla "Associazione di Comuni, Province, Regioni per il Tibet".
L'Associazione si è costituita a Torino, presso il Consiglio regionale del Piemonte,
il 9 marzo 2002, per iniziativa della Regione Piemonte con l'adesione dell'Anci e, tra i 175 comuni aderenti, partecipa dal 2008 anche il vicino comune di Ceriano Laghetto.
La condizione della comunità
tibetana è ad oggi quanto mai complessa ed intricata, specialmente per
noi osservatori italiani, sia per via delle nostre lacune sulla storia
di quella regione, sia a causa della cortina di silenzio che il regime
cinese ha abilmente imposto in Tibet, impedendo che qualsiasi notizia od
informazione non filtrata dai burocrati di partito di Pechino riuscisse
a valicare le vette dell’Himalaya.
Alcuni macro-temi possono però
essere sicuramente affrontati, attenendosi ai principi di
obiettività e senza farsi guidare dalle emozioni talvolta suscitate
dall’informazione “provinciale” e sensazionalista a cui è costretta
l’opinione pubblica italiana.
Il Tibet è, dall’invasione ordinata
nel 1949 da Mao, una provincia della Repubblica Popolare Cinese.
All’alba dell’invasione era uno stato
sottosviluppato, fondato su un sistema teocratico-feudale, dove a dettar
legge erano la nobiltà e la casta dei monaci. Dunque per ragioni
economiche e politiche pensare oggi ad un Tibet indipendente è al di
fuori di ogni possibile valutazione realistica. Lo stesso Tenzin Gyatso
(XIV Dalai Lama) si batte da decenni per un Tibet libero e autonomo, non
per una irrealistica indipendenza che significherebbe anche il ritorno
ad uno stato di assoluto isolamento politico ed economico.
Non si può
utilizzare però il vecchio e falso paradigma dell’intervento di una
potenza straniera più “avanzata” come portatrice di modernizzazione di
un paese “arretrato”. E’ lo stesso schema che già utilizzarono i
“giustificazionisti” per legittimare l’invasione sovietica
dell’Afghanistan.
Se l’occupazione cinese ha significato strade,
ospedali, scuole, purtroppo ha significato anche, ed è per questo motivo
che mi trovo a scrivere, abusi, sevizie, torture ed ingiustizie di
ogni sorta.
Il popolo tibetano, oltre ad essere vessato da continue
violenze e dalla incessante violazione dei più elementari diritti umani,
ha inoltre assistito, nel sessantennio di occupazione delle truppe di
Pechino, all’inesorabile cancellazione della sua cultura millenaria, in
nome di un’imposta “cinesizzazione” e di una modernizzazione volta
unicamente al profitto di pochi.
Per questi motivi, in concomitanza
con la visita del Dalai Lama e dell'imminente EXPO (quando gli occhi del mondo saranno puntati sulla nostra regione), è necessario che
il mondo democratico si schieri compatto a fianco di chi lotta per la
causa dell’autonomia, dei diritti umani e della libertà del popolo
tibetano (oltre che dello stesso popolo cinese), accantonando i soliti
ambigui servilismi economici che condizionano ogni dialogo con il
gigante asiatico.
Per questi motivi è fondamentale che anche le
realtà locali, nel loro piccolo, dichiarino apertamente la loro
solidarietà alla lotta tibetana, che si uniscano per chiarire da che
parte stanno, se con la dignità e l’autodeterminazione di un popolo, o
con la repressione di Pechino.
Per questi motivi chiediamo l’adesione del nostro
comune all’associazione “Comuni, Province, Regioni per il Tibet” per supportare l’iniziativa del
Dalai Lama, e del governo tibetano in esilio, nei confronti delle
autorità della Repubblica Popolare Cinese.
Saremo anche noi un frammento, per
quanto piccolo comunque importante, di quella parte del mondo che ha
detto “no“ alla barbarie della violenza e “si” alla possibilità di un
domani migliore, anche per chi vive a migliaia di chilometri da qui.
Riccardo Galetti - Presidente del Circolo "Sandro Pertini" Saronno
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