Come saprete il Consiglio Comunale di Saronno ha approvato ieri (14 favorevoli, 12 contrari, 1 astenuto) la mozione dei gruppi di maggioranza per l'istituzione del Registro delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento - Testameno Biologico.
A seguire pubblichiamo l'intervento integrale di Anna Cinelli (Partito Socialista Italiano), prima firmataria e presentatrice della Mozione.
Grazie Anna!
La mozione che presentiamo affronta un tema che sta a cuore alla maggioranza degli italiani e dei nostri concittadini.
Proprio prechè il tema è di interesse collettivo, di civiltà, in quanto riguarda la tutela delle libertà personali, diciamo da subito che ci auguriamo una convergenza ampia anche da parte delle forze di minoranza, come è accaduto in altri comuni che hanno già istituito il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento, comunemente dette DAT.
Le premesse della mozione illustrano in modo ampio i presupposti sui cui si fonda la proposta.
Ma ci sembra utile – per evitare ogni fraintendimento o speculazione – chiarire cosa sono esattamente le DAT.
Le Dat sono l'espressione di una volontà che una persona rende liberamente e in condizioni di capacità di intendere e di volere, a proposito delle terapie che intende o non intende accettare nell'eventualità di trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso informato in proposito, come in caso di caduta in stato vegetativo senza possibilità di recupero.
La dat di per sè è neutra.
Si può richiedere che dopo un congruo periodo di verifica dello stato vegetativo sia sospeso qualsiasi trattamento, ma si può anche chiedere che sul proprio corpo vengano applicati tutti i dispositivi per prolungare artificialmente la vita resi possibili dal progresso tecnologico, dal sistema sanitario o dalle proprie condizioni economiche.
La dat non costituisce quindi in alcun modo l'anticamera ad una "mentalità eutanasica", come insinua invece un tentativo di petizione veicolato all'interno di aziende pubbliche locali e che da mesi agonizza sul web.
Le dat sono espressione della libertà personale di chi le sottoscrive.
Hanno lo stesso valore di un qualsiasi testamento o espressione di libera e cosciente volontà - come ha riconosciuto la Corte di Cassazione nel caso Englaro - e molte persone le sottoscrivono già, in modo più o meno informale.
Ma molte persone non sono adeguatamente informate sui loro diritti o vorrebbero poterli esercitare in modo più ufficiale per essere meglio tutelate.
Se non vogliamo che esercitare i propri diritti su un tema sensibile come il fine vita rimanga un fatto elitario e un privilegio per pochi bene informati, se vogliamo evitare la discrezionalità e lo scarico di responsabilità (sappiamo tutti che molte persone sono "lasciate andare" da medici e parenti pietosi, sinceramente convinti di agire per il loro bene, ma senza il conforto di sapere se quelle sarebbero realmente state le loro volontà).
Se vogliamo evitare tutto questo, è opportuno che il Comune individui lo strumento più adatto per garantire equità, democrazia e tutela dei diritti ai suoi cittadini.
Un'osservazione del consigliere Strano apparsa sulla stampa locale riguarda la mancanza di una legge in materia.
A questo proposito, il 25 gennaio, il Consiglio d'Europa ha emanato la risoluzione n.1859 - che tra l'altro opera una netta distizione tra testamento biologico, eutanasia e suicidio assistito - con cui sollecita gli stati membri che non hanno già provveduto a dotarsi di una legge che riconosca la validità e giuridicità del testamento biologico, in una prospettiva di tutela della libertà di scelta del soggetto e della dignità umana, come stabilito dalla Convenzione di Oviedo del 1997.
Ma in attesa di una legge dello stato, la cui emanazione appare sempre più lontana, e a prescindere dal principio che ciò che non è vietato è consentito, ricordiamo che i Comuni, nell'esercizio dell'autonomia conferita dal titolo quinto della Costituzione, possono assumere provvedimenti in materie non altrimenti normate, come del resto avviene già in molti campi.
E in ogni caso le autonome iniziative dei Comuni possono essere un'utile sollecitazione per il legislatore.
Molti comuni e istituzioni si sono già attivati.
Attualmente si possono depositare le dat in almeno 113 comuni italiani e presso le sedi principali delle chiese cristiane evangeliche.
Ma al di la del valore giuridico, che ci auguriamo venga stabilito in tempi brevi, il valore del registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento è fortemente simbolico ed etico, perchè risponde a un diffuso e manifesto bisogno dei cittadini di essere informati e sostenuti nell'affrontare ansie e paure legate al tema del fine vita che solo pochi anni fa non erano prevedibili.
Avviare un percorso per l'istituzione del registro è un atto politico importante .
E' il segnale che le forze politiche che sono rappresentate in consiglio comunale sono con i cittadini per la difesa delle loro libertà personali e della loro dignità, valori entrambi non negoziabili.
E' un atto politico, ma non di parte.
La maggior parte dei cittadini, di ogni orientamento politico e religioso, è molto attenta su questo tema e aspetta risposte dalla politica, come dimostrano i tanti sondaggi effettuati in Italia negli ultimi anni e le numerose ed eterogenee presenze agli incontri pubblici a Saronno.
La compassione per la sofferenza e il buon senso non hanno bandiere.
Quindi invitiamo anche le forze politiche di minoranza a votare questa mozione senza pregiudizi e secondo coscienza, dando mandato all'amministrazione per procedere agli adempimenti successivi.
Su un obiettivo come questo – che garantisce tutti, in qualunque senso intendano utilizzare le dat, e che comunque nulla toglie o impone a chi non intende farne uso - possiamo tutti sentirci liberi dai vincoli dell'appartenenza agli schieramenti, che a volte sono pesanti, e possono essere anche cinici, se in nome dell'appartenenza a uno schieramento si ostacola l'esercizio legale delle libertà personali .
Troppo spesso, e troppo spesso giustamente, la classe politica è accusata di scollamento e arretratezza rispetto al sentire dei cittadini.
Questa è l'occasione per sintonizzarci con i sentimenti e le attese dei nostri concittadini, facendoci sentire tutti vicini a loro.
Le premesse della mozione illustrano in modo ampio i presupposti sui cui si fonda la proposta.
Ma ci sembra utile – per evitare ogni fraintendimento o speculazione – chiarire cosa sono esattamente le DAT.
Le Dat sono l'espressione di una volontà che una persona rende liberamente e in condizioni di capacità di intendere e di volere, a proposito delle terapie che intende o non intende accettare nell'eventualità di trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso informato in proposito, come in caso di caduta in stato vegetativo senza possibilità di recupero.
La dat di per sè è neutra.
Si può richiedere che dopo un congruo periodo di verifica dello stato vegetativo sia sospeso qualsiasi trattamento, ma si può anche chiedere che sul proprio corpo vengano applicati tutti i dispositivi per prolungare artificialmente la vita resi possibili dal progresso tecnologico, dal sistema sanitario o dalle proprie condizioni economiche.
La dat non costituisce quindi in alcun modo l'anticamera ad una "mentalità eutanasica", come insinua invece un tentativo di petizione veicolato all'interno di aziende pubbliche locali e che da mesi agonizza sul web.
Le dat sono espressione della libertà personale di chi le sottoscrive.
Hanno lo stesso valore di un qualsiasi testamento o espressione di libera e cosciente volontà - come ha riconosciuto la Corte di Cassazione nel caso Englaro - e molte persone le sottoscrivono già, in modo più o meno informale.
Ma molte persone non sono adeguatamente informate sui loro diritti o vorrebbero poterli esercitare in modo più ufficiale per essere meglio tutelate.
Se non vogliamo che esercitare i propri diritti su un tema sensibile come il fine vita rimanga un fatto elitario e un privilegio per pochi bene informati, se vogliamo evitare la discrezionalità e lo scarico di responsabilità (sappiamo tutti che molte persone sono "lasciate andare" da medici e parenti pietosi, sinceramente convinti di agire per il loro bene, ma senza il conforto di sapere se quelle sarebbero realmente state le loro volontà).
Se vogliamo evitare tutto questo, è opportuno che il Comune individui lo strumento più adatto per garantire equità, democrazia e tutela dei diritti ai suoi cittadini.
Un'osservazione del consigliere Strano apparsa sulla stampa locale riguarda la mancanza di una legge in materia.
A questo proposito, il 25 gennaio, il Consiglio d'Europa ha emanato la risoluzione n.1859 - che tra l'altro opera una netta distizione tra testamento biologico, eutanasia e suicidio assistito - con cui sollecita gli stati membri che non hanno già provveduto a dotarsi di una legge che riconosca la validità e giuridicità del testamento biologico, in una prospettiva di tutela della libertà di scelta del soggetto e della dignità umana, come stabilito dalla Convenzione di Oviedo del 1997.
Ma in attesa di una legge dello stato, la cui emanazione appare sempre più lontana, e a prescindere dal principio che ciò che non è vietato è consentito, ricordiamo che i Comuni, nell'esercizio dell'autonomia conferita dal titolo quinto della Costituzione, possono assumere provvedimenti in materie non altrimenti normate, come del resto avviene già in molti campi.
E in ogni caso le autonome iniziative dei Comuni possono essere un'utile sollecitazione per il legislatore.
Molti comuni e istituzioni si sono già attivati.
Attualmente si possono depositare le dat in almeno 113 comuni italiani e presso le sedi principali delle chiese cristiane evangeliche.
Ma al di la del valore giuridico, che ci auguriamo venga stabilito in tempi brevi, il valore del registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento è fortemente simbolico ed etico, perchè risponde a un diffuso e manifesto bisogno dei cittadini di essere informati e sostenuti nell'affrontare ansie e paure legate al tema del fine vita che solo pochi anni fa non erano prevedibili.
Avviare un percorso per l'istituzione del registro è un atto politico importante .
E' il segnale che le forze politiche che sono rappresentate in consiglio comunale sono con i cittadini per la difesa delle loro libertà personali e della loro dignità, valori entrambi non negoziabili.
E' un atto politico, ma non di parte.
La maggior parte dei cittadini, di ogni orientamento politico e religioso, è molto attenta su questo tema e aspetta risposte dalla politica, come dimostrano i tanti sondaggi effettuati in Italia negli ultimi anni e le numerose ed eterogenee presenze agli incontri pubblici a Saronno.
La compassione per la sofferenza e il buon senso non hanno bandiere.
Quindi invitiamo anche le forze politiche di minoranza a votare questa mozione senza pregiudizi e secondo coscienza, dando mandato all'amministrazione per procedere agli adempimenti successivi.
Su un obiettivo come questo – che garantisce tutti, in qualunque senso intendano utilizzare le dat, e che comunque nulla toglie o impone a chi non intende farne uso - possiamo tutti sentirci liberi dai vincoli dell'appartenenza agli schieramenti, che a volte sono pesanti, e possono essere anche cinici, se in nome dell'appartenenza a uno schieramento si ostacola l'esercizio legale delle libertà personali .
Troppo spesso, e troppo spesso giustamente, la classe politica è accusata di scollamento e arretratezza rispetto al sentire dei cittadini.
Questa è l'occasione per sintonizzarci con i sentimenti e le attese dei nostri concittadini, facendoci sentire tutti vicini a loro.
Anna Cinelli, Capogruppo PSI
la sera del consiglio ero lì per il punto sull'acqua e sono arrivato a metà dell'intervento di airoldi, non avevo avuto modo di seguire in toto: vi ringrazio per la pubblicazione.
RispondiElimina"La mozione che presentiamo affronta un tema che sta a cuore alla maggioranza degli italiani e dei nostri concittadini."
però ho un fortissimo dubbio: come fate a sapere che il tema sta a cuore alla maggioranza dei saronnesi?
a me non risulta che i saronnesi si siano recati alle urne per votare il dat nè, tantomeno, che abbiano votato i propri rappresentanti perchè si esprimessero su dat o altro :)
francesco banfi
francesco.banfi@gmail.com
Caro Francesco Banfi,
RispondiEliminasiamo arci-convinti che alla maggioranza dei saronnesi stiano a cuore i temi del fine vita.
Ce lo dicono le statistiche e i sondaggi (http://www.eurispes.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1095:rapporto-italia-2010&catid=47:rapporto-italia&Itemid=222), ce lo dice la logica (quale individuo non ha a cuore il termine della propria vita??), ma ce lo dice soprattutto la politica: anche se solo UN saronnese, UNO SOLO, volesse avere la possibilità di esprimersi sulla PROPRIA vita, combatteremmo questa battaglia. La democrazia è libertà, non la dittatura della maggioranza. :)
"La democrazia è libertà, non la dittatura della maggioranza."
RispondiEliminaehm... non proprio :)
la democrazia è il popolo che si governa; è, in sostanza, sottostare alle leggi che il popolo ha scelto attraverso i suoi rappresentanti (se democrazia indiretta "rappresentativa") e si esprime attraverso la maggioranza, il cui parere non è dittatura.
sul tema dat, nello specifica, manca una legge ad hoc.
però vabè, se il concetto di democrazia che avete (o che ha chi mi ha risposto) è quanto leggo... eh ^^"
Caro Francesco,
RispondiEliminaanche io ho studiato scienza politica, ho letto Shumpeter e ho imparato e cercato le definizioni di democrazia per passare l'esame.
Ti prego ci cercare di capire e di non giochicchiare con le parole: la democrazia è governo della maggioranza nel rispetto della minoranza e con il controllo della stessa.
E il primo pilastro di una democrazia moderna è la libertà: io considero dittature molti sistemi di governo che rientrano nella tua definizione, ma non nella mia. Considero democratico il Consiglio Comunale di Saronno che ha deciso sulle DAT, considero dittatoriali i governi delle maggioranze (elette) che impongono la sharia. Come vedi la democrazia non è semplicemente "sottostare alle leggi che il popolo ha scelto attraverso i suoi rappresentanti e si esprime attraverso la maggioranza". O almeno, non è la democrazia in cui voglio vivere io. Però vabè, se il concetto di democrazia che hai è quanto leggo..eh ;)
Oltre cento comuni hanno già adottato, con vari nomi, il Registro dei Testamenti Biologici, che non è altro che un registro di documenti depositati dai cittadini presso gli uffici comunali. Insomma, non ci siamo inventati nulla di nuovo, la decisione è legittima, bisognerebbe farsene una ragione.
cordialmente
Riccardo Galetti
P.s. Una legge ad hoc per un registro nazionale manca ma, vista la legge in discussione in Parlamento, ai Saronnesi conviene tenersi stretto il Registro Comunale.
La libertà è possibile e concepibile entro le leggi di cui il popolo in democrazia si dota e non al di fuori di esse; tali leggi sono scelte a maggioranza.
RispondiEliminaMaggioranza non vuole dire "schiaccio l'altro che è minoranza", ma non vuole nemmeno dire "salvaguardo necessariamente la minoranza": si sceglie una legge ad hoc e a seconda dei casi; per la democrazia è necessario un processo culturale che non tutti gli stati hanno avuto (es. gli stati che hanno scelto -pur legittimamente- di dotarsi di sharia).
Nello specifico in Italia sul fine vita non abbiamo una legge ad hoc: non è possibile, quindi, muoversi in libertà. Un domani (spero) il Parlamento (che è la sede atta a questa scelta) deciderà in materia e potrebbe decidere di non ammettere il testamento biologico: la maggioranza si sarebbe espressa. Non mi sentirei lo stesso di chiamarla "dittatura" o mancanza di libertà: magari mancherà "quello che voglio fare io" che non corrisponde esattamente a "libertà".
Sul dat non dico che il comune si sia inventato nulla,anzi. Riguardo la legittimità a più livelli (mancando una legge; la salute è costituzionalmente materia per stato (ministero preposto) e regioni e non comune) ho varie perplessità e la più imponente è se sia argomento spettante al Consiglio Comunale: se non lo fosse significherebbe che i cittadini saronnesi hanno eletto i propri rappresentanti non sulla base dell'opinione circa il dat, il voto sarebbe allora illegittimo (avrebbero votato singoli in nome dei saronnesi senza da loro aver ricevuto un mandato elettorale in tal senso).
Ad ogni modo tornando alla mia domanda iniziale, ossia come si fa a sostenere che l'argomento stia a cuore alla maggioranza dei saronnesi, resto sempre nel dubbio: statistiche nazionali non possono essere perfettamente riferite ad un singolo territorio a meno che non siano state redatte in quel territorio (il campione può variare -e di molto- tra un ambito locale ed uno statale).
Con questo non dico certo che in assoluto il tema nonsia sentito dai saronnesi, ma nemmeno che in modo assoluto il tema sia sentito: non lo so. Se a questo aggiungo la riflessione scritta poco fa (saronnesi non hanno votato i propri rappresentanti perchè si esprimessero circa il dat)... aumentano i miei dubbi.
Buona giornata :)
La tua idea di democrazia mi sembra, pericolosamente, esclusivamente tecnica: una maggioranza può vietare ad una minoranza il diritto all'autodeterminazione dell'individuo e continuare a definirsi democratica?
RispondiEliminaSe un giorno il Parlamento mi vieterà di decidere cosa fare della mia vita, caro Francesco, non ci sarà libertà nè democrazia. Sarebbe una dittatura della maggioranza, non una democrazia.
Parliamo di diritti dell'individuo, mica di economia, tasse e pubblica amministrazione.
Tornando alla tua domanda iniziale: ce lo dicono, ti ripeto, oltre alla statistica (che va sempre presa con le pinze), la logica e la politica. Ce lo dice il buon senso e la fiducia nella capacità delle persone di gestire al meglio la propria vita. Quello dell'isituzione del Registro delle DAT è un provvedimento neutro, non obbliga nessuno a fare niente, offre una possibilità in più, comunque la si pensi.
Ovviamente la questione è spinosa (anche dal punto di vista della legittimità), ma proprio per questo motivo c'era bisogno di essere coraggiosi,e per questo ringrazio i 14 consiglieri che hanno approvato il provvedimento.
Non possiamo non combattere battaglie politiche di libertà arrendendoci di fronte al primo dubbio, al primo Sacconi o alla prima Roccella di passaggio.
cordialmente
Riccardo Galetti