Alleggeriamo il 25 Aprile di tutta il carico retorico e ideologico che si è andato accumulando in questi 66 anni.
Non facciamo parallelismi col presente, che nulla hanno a che vedere con quell’epoca allo stesso tempo tragica e straordinaria.
Evitiamo di dare troppo peso alle solite sparate di “nostalgici pseudo-repubblichini” o “presunti autoproclamatisi rivoluzionari”, non perdiamoci nelle superflue e tipiche polemiche sui fischi.
Non è importante ritornare sull’eterna discussione riguardo il peso dell’intervento alleato ai fini della liberazione.
La lotta di liberazione dal fascismo fu semplicemente la pagina più eroica scritta dai tempi dell’unificazione del paese.
Garibaldi (questo è il 25 Aprile del 150° anniversario dell’Unità) nella quiete di Caprera rivolgeva lo sguardo all’Italia e diceva: «Questa non è l’Italia che sognavo: miserabile all’interno e derisa all’esterno».
Se c’è un momento che avrebbe reso orgoglioso del popolo italiano l’eroe dei due mondi, questo è sicuramente la lotta di liberazione: individui schiacciati da vent’anni di regime seppero porre un valore supremo, la “libertà”, al di sopra delle loro stesse vite, imbracciarono un fucile e parteciparono alla costruzione del futuro del paese.
Leggevo recentemente su un post di un amico che il movimento partigiano, nonostante sia pietra angolare della nostra nazione, non fu fondamentale per il consolidarsi della democrazia.
E probabilmente è vero: nel post in questione si portavano gli esempi di Germania e Yugoslavia, dimostrando che la presenza o meno di un forte movimento partigiano non abbia influito sui successivi eventi storici in termini di “regime” quanto la conferenza di Yalta.
Spogliamo quindi il 25 Aprile delle su incrostazioni ideologiche e retoriche, lasciatemi gonfiare il petto quando penso a quei giorni, come avrebbe fatto il “compagno” Garibaldi, lasciatemi essere fiero di quella pagina di storia, di quel rigurgito di dignità, di quel rifiuto categorico verso l’oppressore.
Lasciatemi ricordare quello che fu il 25 Aprile: libertà.
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